Luciano Nicoletti

Luciano Nicoletti nacque a Prizzi nel 1851, da Emanuele e da Maria Collura, ma fin da giovane mise radici a Corleone, dove sposò Caterina Guagliardo, con cui ebbe cinque figli. Aderì al socialismo e partecipò con grande passione al movimento dei Fasci, distinguendosi come uno dei contadini più decisi a portare avanti il grande sciopero dell'estate-autunno 1893 per 1'applicazione dei “Patti di Corleone”.
Scioperare significava rifiutarsi di coltivare la terra dei padroni e quindi rinunciare ad avere dagli stessi "le anticipazioni" in frumento, che consentivano dì sopravvivere e superare l'inverno.
In previsione dello sciopero, allora, i contadini corleonesi organizzarono una “cassa di resistenza”, raccogliendo 300 salme di frumento e 2.500 lire, come dichiarò Bernardino Verro al giornalista Adolfo Rossi. In breve, però, la cassa fu prosciugata e tanti contadini per sfamarsi si ridussero a mangiare per settimane solo fichidindia.
Fu cosi anche per Luciano Nicoletti e la sua famiglia, ma questa situazione non fiaccò né la sua voglia di lottare né quella degli altri scioperanti, che alla fine riuscirono a piegare la gran parte dei padroni.
Nicoletti fu in prima fila anche nelle lotte per le “affittanze collettive” e questo segno la sua condanna a morte.
I killers della mafia l’aspettarono in contrada San Marco la sera del 14 ottobre 1905, mentre tornava a piedi in paese, dopo una dura giornata di lavoro sui campi. Due colpi. di lupara posero fine alla sua esistenza. Aveva 54 anni. 

Dino Paternostro